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I pellegrini raccontano il Cammino

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Ci capita spesso di ascoltare i racconti e le sensazioni dei pellegrini che passano a trovarci alla fine della loro esperienza sul CMSB, ed alcuni di loro, una volta rientrati nelle loro case, ci inviano uno scritto con le proprie sensazioni, con una sintesi del loro personale diario di viaggio.

Oggi pubblichiamo la lettera che ci è giunta da Francesco, Francesca, Barbara e Stefano che hanno percorso il CMSB a metà agosto.

“Agosto 2022, certo un mese caldo, mai come quest’anno, ma la cosa non ci spaventa. Arrivati in Sardegna è tutto pronto per il giorno successivo. Zaini, borracce (appunto!), scarpe e tanta voglia di percorrere il tragitto che immaginiamo unico ed in effetti così sarà: alla fine dei 500 km che si avviano da Iglesias e lì tornano, snodandosi per tutto il territorio del Sulcis, di sudore ne abbiamo versato, ma nulla in confronto alla soddisfazione ed ai ricordi che ci ha regalato.

Con il passare dei giorni e dei km, infatti, questo cammino si è rivelato prima che duro, incredibilmente ricco: la storia delle sue miniere – per molti versi crudele e che non può lasciare indifferenti, i sapori locali e le vigne con le loro radici nella sabbia, la disponibilità della gente del luogo che ci ha sostenuto, mostrando fierezza nel vederci percorrere la loro terra, incoraggiandoci, e sempre tutti, con un saluto mai negato ad ogni incrocio.

Ma torniamo al cammino, 14 le tappe con le quali abbiamo suddiviso i 500km che, in un ideale ovale, iniziano costeggiando il mare per poi addentrarsi all’interno e tornare ancora verso l’acqua.

Pieni di energia e curiosità affrontiamo le scogliere della prima parte, con il faraglione “pan di zucchero” che rimane all’orizzonte a lungo, le dune e le spiagge deserte di Piscinas la cui bellezza aiuta a combattere la difficoltà dei km sulla sabbia, insieme a bagni rigeneranti che si ripeteranno spesso lungo il cammino in torrenti, fredde fonti e di nuovo in mare, a Carlorforte su tutti, dove quando si arriva alla tonnara e si smettono le scarpe, quel tuffo regala sensazioni spesso dimenticate. Sì perché i lunghi passi, lo sanno i camminatori, hanno la capacità di ri-dare il giusto valore alle cose, soprattutto a quelle semplici.

Si procede, e le zone minerarie sono ora le protagoniste con colori dei terreni spesso rossi, l’imponenza degli scavi, e i condotti di aereazione da cui esce aria incredibilmente fredda che ristora; poi quando si scopre la vita dura dei minatori oggi inimmaginabile, il peso dello zaino il caldo e la fatica diventano nulla, le riflessioni ne prendono il posto.

E poi la natura, vera da queste parti, il blu del mare dall’alto delle scogliere, o come a noi capitato, un cervo nel centro del paese, e poi gli ulivi secolari, i meravigliosi boschi che riparano dal sole, volpi, cerbiatti e anche qualche serpente … tranquilli ci avvisano che non sono velenosi. E poi le scorpacciate di more, sempre presenti, e di frutta da alberi orami abbandonati.

E poi la gente, altro punto di forza di questo cammino, che ci accoglie nei B&B, tra mirto (abbondante), dolci fatti in casa (deliziosi) e tanta voglia di chiacchierare.

Ed indimenticabili i sapori e i vini che hanno allietato le serate, quando all’arrivo di ogni tappa era impossibile non festeggiare con la nota birra locale, o con un bicchiere di vermentino o di carignano.

Quindi, si, ne siamo convinti! Questo è un cammino unico nel suo genere, duro per molti versi, ma gentile per la maggior parte degli altri, e che si identifica perfettamente con la terra che si calpesta regalando gioie, sorprese e anche difficoltà, senza le quali camminare non avrebbe lo stesso significato.

Camminate gente camminate “

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