La miniera di piombo, zinco e argento di Monteponi rappresenta una delle testimonianze più significative dell’epopea mineraria della Sardegna. Lo sfruttamento dei ricchi giacimenti minerari ha avuto inizio per opera dei cartaginesi e dei romani. Dopo alterne vicende e lunghi periodi di inattività, una forte ripresa dell’estrazione dei metalli si è verificata nel XIII secolo con l’intervento dei pisani che, recuperando le tracce dei precedenti lavori romani, aprirono numerose “fosse” che raggiungevano notevoli profondità per l’estrazione di solfuri di piombo (galena) contenenti notevoli quantità di argento. Ma fu nella seconda metà dell’ottocento che lo sfruttamento delle risorse minerarie si fece più intenso, a causa del processo di industrializzazione in atto in tutta Europa. La società di Monteponi, costituita nel 1850 da imprenditori torinesi e genovesi, diventò una delle più importanti imprese del nostro Paese, fino a rappresentare l’eccellenza dell’industria italiana all’esposizione universale di Parigi del 1889. Da vedere in particolare la chiesa di Santa Barbara , la Palazzina Bellavista (in passato sede della Direzione della miniera, con annessa abitazione del Direttore, oggi sede dell’Università), le strutture di archeologia industriale in parte restaurate del Pozzo Sella e dei magazzini che attualmente ospitano il grande Archivio Storico Minerario della Sardegna. Senza dimenticare le trasformazioni del paesaggio circostante, dovute agli scavi e alle discariche minerarie.